Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano.
(Antoine de Saint-Exupéry)
Una delle prime difficoltà con la quale si scontra un genitore con l’ingresso del proprio bambino alla scuola elementare, riguarda lo svolgimento dei compiti pomeridiani, in particolare la predisposizione emotiva e comportamentale del bambino nell’affrontare l’impegno scolastico. Ci sono sei semplici strategie da poter seguire, che possono oltretutto rappresentare una modalità preventiva di problematiche/difficoltà scolastiche future. Vediamo quali:
1) PASSARE ALL’AZIONE. Lo scoglio più duro per un genitore è riuscire a far iniziare i compiti; per un bambino “non è mai il momento giusto”: <<tra 5 min inizio, finisco questo gioco e vado>>. Di fronte ai continui rinvii di solito i genitori si pongono insistendo nella propria richiesta fino al punto di spazientirsi. Passare all’ azione significa invece, coinvolgere direttamente il bambino in un comportamento pratico: <<E’ ora! Prendi il diario e vediamo cosa dice…>>
2) ALTERNARE AIUTO ED AUTONOMIA. <<Ora tu leggi, io ti ascolto, poi correggiamo insieme>>, <<Fai fino a qui, quando hai finito controllo>>. Attraverso questa modalità il bambino ha la possibilità di sperimentare le proprie risorse, sotto la guida del genitore che dovrebbe quindi limitare il suo aiuto ad una fase iniziale e alla fine del compito. In questo modo il bambino può costruire la propria sicurezza.
3) DUBITARE ANZICHE’ INCORAGGIARE. <<E’ difficile, chissà se sei capace!>>, <<Credo ci impiegherai almeno 15 min a finirlo, difficile finirlo in meno tempo>>. Di fronte alle difficoltà di studio è importante promuovere dolcemente lo sviluppo delle capacità autonome di risoluzione dei problemi, predisponendo anche piccole sfide, calibrate sulle capacità del bambino.
4) CONCEDERE LA POSSIBILITA’ DI ERRORE. Il bambino ha bisogno di uno spazio, di un tempo e del diritto di sbagliare; <<d’altronde era difficile, sbagliando s’impara>>
5) GRATIFICARE MA SENZA ESAGERARE. E’ utile circoscrivere e dosare la gratificazione al risultato effettivamente raggiunto; <<Però, era difficile! Chi l’avrebbe mai detto>>, <<con questo sei stato bravissimo, vediamo come te la cavi con il prossimo>>. In questo modo si previene il rischio di far perdere progressivamente valore alle gratificazioni e stimolo, invece, il bambino a raggiungere traguardi sempre nuovi.
6) INSEGNARE FACENDO SCOPRIRE. Dovremmo ricordare tutti che si apprende veramente qualcosa attraverso le proprie capacità. Il compito del genitore è quello di accompagnare i nostri figli in questo viaggio di scoperta, permettendogli ad un certo punto di iniziare a navigare da solo.
Ci possono essere poi dei casi in cui ci troviamo di fronte a difficoltà scolastiche più strutturate (scarso rendimento, rifiuto di alcune materie, opposizione anche aggressiva con pianti o crisi); in queste situazioni è opportuno un intervento specialistico, costruito sulla originalità del caso e sulle differenti tipologie di problema. In accordo con una prospettiva d’intervento strategico breve, in linea generale l’intervento indiretto sul bambino si struttura attraverso un lavoro con i genitori ai quali viene chiesto:
- Di evitare di “drammatizzare” il caso con gli insegnanti, o “minimizzarlo” qualora il <caso> sia già stato creato
- Individuare insieme ai genitori le modalità che sono state adottate fino a quel momento per affrontare il problema, ma che non hanno funzionato (le tentate soluzioni disfunzionali)
- Il divieto di parlare delle problematiche scolastiche del bambino in particolar modo in sua presenza
- L’ adozione di strategie opportune per il superamento delle problematiche
Per approfondimenti
Nardone & l’ Equipe del Centro di Terapia Strategica, “ Aiutare i genitori ad aiutare i figli”, Ponte alle Grazie.