Ognuno di noi ha messo o mette in atto nella vita anche un po’ per gioco, dei comportamenti o piccoli rituali scaramantici che risultano utili a rassicurarci e fino ad un certo livello possono anche essere funzionali: come il ripetermi qualcosa per motivarmi nell’affrontare un momento di difficoltà o indossare la stessa maglia con la quale ho superato con successo il primo esame all’università, etc.
Ma questi stessi comportamenti da funzionali e sani possono trasformarsi in un pericoloso corto-circuito della nostra mente nel momento in cui inizio a pensare ad esempio che se prego le cose andranno bene, quindi devo farlo. Oppure che devo mettere in atto quel determinato comportamento per riparare qualcosa che ho fatto e se non lo metto in atto sto male perché temo possa accadere qualcosa di brutto e allora sono costretto a farlo.
Come faccio a capire se mi sto costruendo una trappola di questo tipo?
Il criterio che più ci orienta è l’aspetto di inevitabilità e irrefrenabilità, ovvero quando non posso fare a meno di compiere un’azione o un pensiero sotto un impulso irrefrenabile.
Il Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) infatti, si struttura quando il tentativo di controllo della realtà viene portato all’estremo e si trasforma in una compulsione irrefrenabile a mettere in atto rituali rassicuranti e dei quali non si riesce più a fare a meno. Per tale ragione rientra sicuramente tra le forme più invalidanti di patologia (colpisce oltre il 5% della popolazione) e non solo per la persona che ne soffre, ma spesso anche per i familiari, che non di rado vengono coinvolti in questo disturbo e nell’esecuzione dei rituali, fino a divenirne ostaggi.
Da cosa nasce e come si struttura?
Nasce da un’ossessione di fondo, che può essere un pensiero, un’immagine intrusiva, il più delle volte un dubbio: di poter fare del male a qualcuno, di potersi contaminare, che le cose possano andare male se non si fa qualcosa etc…Le ossessioni possono essere tra le più svariate e le più “creative” e generano paura e ansia. E cosa fa la persona nel tentativo di alleviare quest’ansia? Inizia a mettere in atto una serie di azioni (compulsioni) comportamentali o mentali, come ad esempio rituali di lavaggio o azioni mentali come il pregare o il contare o ripetere delle formule in maniera ritualizzata. Ma l’effetto di questi rituali sarà quello di costruire in realtà una trappola dentro la quale la persona rimane imprigionata. Perché in un primo momento le compulsioni danno una sensazione (illusoria) di controllo della realtà che spaventa e di rassicurazione rispetto all’ansia, ma piano piano il metterli in atto nutre e conferma sempre più l’ ossessione di fondo che impone l’esecuzione del rituale (ad esempio, se mi disinfetto compulsivamente mi rassicuro ma al tempo stesso sto confermando a me stesso che c’è un rischio continuo di contaminazione e che non mi sono contaminato solo perché mi sono disinfettato). E se l’ossessione di fondo viene alimentata cresce con lei anche l’ansia, costringendo sempre più la persona a mettere in atto i suoi rituali.
Anzi, ben presto il problema non è più tanto la paura di fondo ma il fatto che non riesco più a liberarmi dai miei rituali. La persona, infatti, giunge in genere in terapia o portato dai familiari esasperati o quando si accorge che la sua vita arriva ad essere totalmente invalidata dalle compulsioni, che se non vengono messe in atto possono condurre anche al panico, per cui è fondamentale anche un’ accurata indagine in prima seduta per poter fare anche una buona diagnosi differenziale e discriminare il DOC da altri disturbi di natura fobica o ossessiva.
Rispetto al trattamento di questo disturbo che viene spesso definito “la bestia nera” dei terapeuti, proprio per la complessità della sua struttura e l’elevata resistenza al cambiamento terapeutico, la maggior parte degli interventi di matrice razionalista, che seguono una logica lineare, falliscono. Falliscono perché i rituali hanno una grande variabilità, perché i rituali non sono privi di logica ma seguono una logica non ordinaria – per questo il DOC è definito la tirannia dell’assurdo – logica nella quale è necessario entrare per poter trattare il disturbo in maniera efficace. Non si può attraverso spiegazioni razionali convincere un paziente ad interrompere i suoi rituali, pertanto la logica lineare è destinata a fallire.
Rispetto all’intervento sul DOC attraverso il modello della Terapia Breve Strategica, un costrutto fondamentale è l’analisi delle Tentate Soluzioni (TS) fallimentari, ovvero tutto ciò che la persona mette in atto nel tentativo di risolvere il problema ma che in realtà lo alimenta e ne determina la persistenza. Nella fase di indagine l’analisi delle TS della persona ci permette di capire COME funziona un problema e come si mantiene e quindi poter intervenire per bloccarne la persistenza.
Nel compulsivo i rituali rappresentano proprio le TS messe in atto dall’individuo e che anzichè risolvere il problema, incrementano ancora di più l’ansia.
Come si interviene in Terapia Breve Strategica?
E’ fondamentale innanzitutto entrare nella logica non ordinaria del disturbo e lavorare per iniziare a de-strutturare i rituali, con lo scopo di interrompere attraverso manovre terapeutiche specifiche, il circolo vizioso mantenuto dai rituali che tengono in ostaggio la persona.
Quello che accade quando si sblocca la sequenza dei rituali e la persona riesce a non metterli più in atto, è che l’ossessione collassa su sé stessa poiché non trova più alcun nutrimento.
Questo è possibile nell’intervento strategico, ad esempio costruendo dei contro-rituali attraverso i quali chiediamo alla persona di eseguire meglio e in un modo ancora più efficace il rituale stesso, o di violarlo in una piccola parte o eseguirlo per un certo numero di volte e in questo modo iniziamo ad assumere piano piano noi il controllo rispetto all’ossessione, indebolendola sempre più.
Concludo con una immagine evocativa molto forte che in Terapia Strategica usiamo frequentemente per guidare la persona a seguirci: il DOC è come un cancro della mente che se non si estirpa del tutto finisce per divorarla lentamente ma inesorabilmente. Ma se viene trattato attraverso tecniche specifiche ed efficaci, è possibile liberare la persona dalla trappola che la sua stessa mente ha costruito.
Per approfondimenti consiglio la lettura di questo testo:
- Ossessioni, Compulsioni e Manie. Capirle e sconfiggerle in tempi brevi.
Giorgio Nardone con Claudette Portelli. Ed. Ponte alle Grazie