“Cambiami ma senza cambiarmi”…con questa paradossale richiesta Claudia, intrappolata da anni nella morsa del panico, chiede un aiuto specialistico.
Per essere efficace un intervento terapeutico non dovrebbe prescindere da una forte relazione tra terapeuta e paziente; per costruirla lo specialista dovrebbe essere anche in grado di individuare il tipo di resistenza al cambiamento della persona, ovvero quella naturale tendenza di ogni sistema a mantenere il proprio equilibrio, anche quando è decisamente disfunzionale. Proprio come è accaduto a Claudia, che ha perso la libertà di rimanere da sola in casa o di poter uscire senza il compagno al fianco.
La sua mente razionale comprende che dovrebbe cambiare e vorrebbe collaborare, ma non è in grado di farlo. Forse, perché è facile capire che dobbiamo cambiare ma è necessario “sentirlo” per iniziare a fare davvero qualcosa di diverso.
Per tale ragione, in casi come questo, potrebbero dimostrarsi non sempre risolutivi tutti quei tentativi che vanno dalla spiegazione al convincimento razionale, attraverso l’uso di un linguaggio indicativo e descrittivo, tipico dei modelli d’intervento di stampo razionalista che, partono dall’assunto teorico per cui per risolvere un problema sia necessario risalire alla causa che l’ha originato, attraverso un meccanismo di logica lineare.
Se in alcune situazioni questa forma di linguaggio si rivela efficace e funzionale, con i pazienti collaborativi ad esempio (anche se rappresentano una percentuale ridotta) o in una fase finale della terapia nella quale posso ri-definire attraverso spiegazioni come si è giunti al cambiamento, quando si interviene su fenomeni ambivalenti e non lineari tipici delle dinamiche di rapporto tra la mente e la mente o la mente ed il mondo, subentra la necessità di ricorrere a strumenti di intervento alternativi, guidati da un modello logico non ordinario.
All’interno di questi modelli, le strategie che si sono rilevate più efficaci sono manovre indirette, con elementi comunicativi fortemente evocativi, il cui scopo è condurre il soggetto a cambiare senza che se ne renda conto, aggirando in questo modo la sua naturale resistenza. Come accade ad esempio in Terapia Breve Strategica attraverso la tecnica evoluta del Dialogo Strategico.
Utilizzando in maniera rigorosa le tecniche persuasorie e suggestive della comunicazione, possiamo condurre soavemente - come in una elegante danza - la persona a modificare senza forzare le proprie disposizioni personali nei confronti della realtà, attraverso una forma del linguaggio, analogica-evocativa in grado di fare sentire emozionalmente differentemente giungendo, come dimostrato dalle moderne neuro-scienze, alle zone più arcaiche della nostra mente, come il paleoencefalo dove risiedono le nostre emozioni più primitive.
In relazione agli aspetti pragmatici della comunicazione – quindi alla sua capacità di influenzamento sul comportamento – possiamo far ricorso non solo a mezzi puramente razionali di convinzioni-dimostrazioni ma anche a tutte quelle procedure retoriche che agiscono a livello emotivo: ristrutturazioni, metafore o aforismi, che non solo creano effetti suggestivi ma consentono anche di dirottare la prospettiva della persona nella direzione voluta, del cambiamento. Se riflettiamo, qualsiasi processo terapeutico è una forma di influenzamento ed è altrettanto vero che, in qualsiasi forma di comunicazione, si realizza un influenzamento reciproco, consapevole o no. Attraverso un uso strategico del linguaggio con Claudia, abbiamo iniziato già in prima seduta, a creare una sensazione che la guidasse ad un cambiamento progressivo delle modalità di percezione e reazione, laddove queste siano irrigidite e disfunzionali, come quando ad esempio le è stato detto “Vorrei che tu pensassi da qui alla prossima volta che ci vediamo, che tutte le volte che eviti di fare qualcosa per paura di stare male, in quel momento ti senti rassicurata ma come Pessoa finisci col portarti addosso tutte le ferite delle battaglie che hai evitato”.
Claudia inizia a sentire che ciò che prima riteneva utile in realtà la rende sempre più insicura perché conferma la sua incapacità di vincere le sue paure – e questa rappresenta per lei una prima esperienza emozionale correttiva.
Comincia a sentire la disfunzionalità del suo percepire e reagire e questo nuovo sentire prepara il terreno alle successive manovre terapeutiche, necessarie a tirarla fuori dalla trappola che ha costruito e dalla quale non riesce più ad uscire.
Come ci ricorda il grande Maestro Paul Watzlawick, non è possibile non comunicare e non è possibile non influenzare o essere influenzati mentre si comunica; attraverso l’uso del linguaggio, abbiamo la possibilità di orientare in modo strategico, questo inevitabile influenzamento verso il cambiamento desiderato.
Questo ci permette di rendere la comunicazione un reale veicolo per il cambiamento terapeutico, reso in questo caso possibile non dal capire che dobbiamo cambiare, ma dal sentire che qualcosa deve cambiare.
Come ci ricorda Gorgia da Lentini “un discorso che abbia persuaso una mente induce la mente che ha persuaso e a credere nei detti e a consentire nei fatti”-
Per approfondimenti bibliografici:
-L'arte del Cambiamento. G. Nardone, P. Watzlawick (1990). Ed. Ponte alle Grazie, Milano
-La Terapia degli Attacchi di Panico. Liberi per sempre dalla paura patologica. G. Nardone (2016). Ed. Ponte alle Grazie, Milano
-Il Dialogo Strategico. Comunicare persuadendo: tecniche evolute per il Cambiamento. G. Nardone, A. Salvini (2004). Ed. Ponte alle Grazie, Milano
-La nobile arte della Persuasione. La magia delle parole e dei gesti. G. Nardone (2015). Ed. Ponte alle Grazie, Milano