La resilienza è un concetto che deriva dalla fisica e si riferisce alla capacità di un materiale di assorbire gli urti senza rompersi; ne sono un esempio l’oro, il palladio, ovvero due metalli estremamente resilienti mentre il diamante al contrario è molto duro ma fragile agli urti.
In psicologia la resilienza si riferisce proprio alla capacità di resistere agli urti della vita e saper fronteggiare i momenti difficili attivando le proprie risorse. Rappresenta la capacità di certi individui di superare ostacoli e difficoltà, assorbendo gli urti e le ferite derivanti da queste esperienze.
La resilienza implica anche la capacità di adattarsi al cambiamento, di reagire adattandosi “flessibilmente” alle avversità. Essere disposti al cambiamento quando necessario.
E’ intuitivo come questa caratteristica sia presente in tutti quei soggetti capaci di performance superiori, di chi è in grado di rialzarsi e andare avanti anche dopo fallimenti personali e professionali, e di come questa sia una prerogativa di coloro in grado di non farsi atterrare da frustrazioni ma che reagiscono ad esse in modo da superarle anche a costo di enormi dolori e fatiche.
La resilienza è certamente una risorsa fondamentale per chi voglia svolgere un ruolo professionale e sociale di alta responsabilità e successo, ma non bisogna pensare che la resilienza sia una caratteristica utile e indispensabile solo a chi deve fare grandi imprese o a chi svolge attività di alta responsabilità.
La resilienza è fondamentale per qualunque essere umano come risorsa per affrontare gli inevitabili urti della vita: perdite, abbandoni, lutti, insuccessi, delusioni, eventi traumatici e stressanti.
Non è una caratteristica presente o assente in un individuo, ma presuppone comportamenti, pensieri, azioni che tutti noi possiamo apprendere. Si, perché possiamo tutti apprendere come diventare sempre più resilienti.
La resilienza non può essere definita come tratto di personalità o di temperamento né tantomeno un effetto dell’intelligenza della persona.
Allora come si fa a sviluppare la resilienza?
Sono le esperienze che ci forgiano in questa direzione, ma soprattutto il modo in cui decidiamo di viverle o viceversa di subirle. Come ci insegna A. Huxley “La realtà non è quello che ci accade ma quello che facciamo con ciò che ci accade”.
Cercare di fare lo “slalom” nella nostra vita al fine di evitare qualsiasi frustrazione o evento critico (o peggio ancora cercare di proteggere sempre i nostri figli da tutto ciò), non ci aiuta a sviluppare questa risorsa, né tantomeno a conquistare la capacità di adattarci flessibilmente alle diverse situazioni con le quali la vita ci pone inevitabilmente a confronto.
Spesso, i comportamenti della persona poco resiliente vanno nella direzione di mantenere con rigidità la propria condizione invariata, anche se caratterizzata da un equilibrio disfunzionale, perché è ciò che si conosce, quindi secondo uno dei più tipici auto-inganni della nostra mente, è rassicurante. Una persona poco resiliente può aver paura del cambiamento, cercherà quindi di mantenere il proprio equilibrio, anche se disfunzionale.
Chi è resiliente cavalca invece il cambiamento, anzi lo considera come un’occasione importante per crescere e migliorarsi, per riorganizzare la propria esistenza.
Le crisi in questo caso vengono vissute come momenti difficili ma facenti parte di ciascun percorso di vita, percepite come delle occasioni di crescita ed evoluzione necessaria.
Questo ci aiuta anche a percepire un maggior controllo personale rispetto agli eventi, a differenza di una persona con scarsa resilienza che tenderà invece a ritenere che la propria vita non dipenda da sè ma sia il risultato di qualcosa di esterno: la fortuna, il caso o il destino, sul quale non si ha la possibilità o il potere di intervenire.
Una persona resiliente, al contrario, ha ben chiaro di poter intervenire in prima persona per migliorare la propria situazione di vita, è cosciente del valore del proprio contributo personale e del proprio impegno rispetto a ciò che accade.
Possiamo tutti imparare ad essere resilienti, ed è possibile guidare in terapia una persona a sviluppare questa capacità, aiutandola a passare da una situazione in cui subisce passivamente la propria realtà ad una condizione in cui impara a rialzarsi e la costruisce.