Il Problem Solving Strategico (PSS) è un modello originale sviluppato da G. Nardone e dai suoi collaboratori, si può applicare a qualunque tipologia di problemi e in ambiti anche molto diversi tra loro. Questo proprio perchè è una metodologia sulla quale si fondano i diversi approcci applicativi: la psicoterapia, il coaching, gli interventi nelle organizzazioni.
Quali sono le fasi del processo di Problem Solving Strategico?
- Definire il problema: il primo passo è analizzare cosa è effettivamente il problema,chi ne è coinvolto, dove si verifica, quando si verifica, come funziona. Ovvero, cercare il più possibile di vedere il problema da più prospettive prima di definirlo. Cercare una soluzione senza aver chiari i termini del problema apre la strada al rischio di giungere a conclusioni frutto di pre-concetti, creando una strategia più funzionale alle proprie idee piuttosto che alla soluzione.
Definire il problema richiede un procedimento rigoroso, per evitare il rischio di cadere nella trappola del nostro auto-inganno principale, cioè la tendenza a voler vedere nella realtà ciò che conferma le nostre idee. Quindi, la prima chiave per giungere alla scoperta è ridefinire ripetutamente le caratteristiche del problema. Dedicare più tempo all’inizio fa guadagnare tempo in un secondo momento, come dice l’antico stratagemma“partire dopo per arrivare prima”.
- Concordare l’obiettivo: definito il problema, bisogna iniziare a concordare quali sono i cambiamenti che ci porterebbero a ritenere il problema risolto, ovvero definire l’obiettivo da raggiungere. Concordare quindi in modo chiaro, quale sarebbe la realtà concreta che ci farebbe ritenere l’obiettivo raggiunto.
- Valutare le Tentate Soluzioni: si individuano e si valutano tutti i tentativi fallimentari messi in atto fino a quel momento per risolvere il problema. Studiare una soluzione implica l’analisi di tutte le soluzioni tentate ma che non hanno avuto successo. Quest’analisi ci permette tra l’altro di focalizzarci su ciò che concretamente mantiene il problema o che all’opposto lo può cambiare. Quest’analisi ci permette di individuare:
- cosa non fare perché non ha funzionato
- rilevare ciò che ha avuto successo
- La tecnica del Come Peggiorare: è utile domandarsi anche quali possano essere le Tentate Soluzioni fallimentari che si potrebbero mettere in atto in futuro. Questa è la domanda da porsi: “se volessi far peggiorare ulteriormente la mia situazione, anziché migliorarla, cosa potrei fare?”.
Se invece l’obiettivo dell’intervento non è il cambiamento di una situazione disfunzionale ma il miglioramento di una situazione che già funziona, la domanda potrà essere questa “quali sono le strategie che potrei adottare e che porterebbero ad un sicuro fallimento del mio progetto?”.
Questa tecnica è ispirata allo stratagemma “se vuoi raddrizzare una cosa, impara prima tutti i modi per storcerla ancora di più”, rilevare tutto ciò che potrebbe essere fallimentare crea in me avversione verso queste possibili azioni.
-La tecnica dello Scenario oltre il Problema: ovvero immaginare lo scenario ideale al di là del problema. Quini, “quale sarebbe lo scenario, rispetto alla situazione da risolvere, una volta che il problema fosse completamente risolto?”.
Questo ci permette di immaginare e selezionare anche gli obiettivi realisticamente raggiungibili e allo stesso tempo, renderci conto dei possibili effetti collaterali che potrebbero insorgere a seguito del successo del nostro progetto.
Del resto qualsiasi cambiamento attiva una serie di reazioni a catena di effetti ulteriori; possiamo rilevare un Effetto Butterfly tutte le volte che in un sistema complesso introduciamo un cambiamento, seppur minimale.
- La tattica dei Piccoli Passi: per poter applicare una strategia atta a sbloccare una situazione, è fondamentale iniziare dal più piccolo ma concreto cambiamento ottenibile;“anche il viaggio più lungo inizia con il primo passo”.
A volte può risultare difficoltoso individuare quale debba essere la prima mossa da realizzare all’interno del processo di cambiamento, il Problem Solving Strategico propone una tecnica efficace proprio per pianificare la sequenza di azioni da intraprendere per raggiungere l’obiettivo, ovvero la seguente.
- La Tecnica dello Scalatore: prende in prestito il suo nome proprio da ciò che fanno le guide alpine per progettare la scalata di una montagna. Nello studio del percorso da seguire, anziché partire dalla base della montagna, iniziano dalla vetta e andando a ritroso tracciano il percorso e tutte le tappe fino al punto di partenza.
Allo stesso modo, se vogliamo costruire una strategia efficace rispetto ad un problema complesso da risolvere, è utile partire dall’obiettivo da raggiungere, per poi immaginare lo staio subito precedente, lo stadio precedente ancora e così via fino a raggiungere il punto di partenza. Questa strategia mentale ci permette di costruire una sequenza di azioni da realizzare (micro-obiettivi) per risolvere un problema, partendo dal più piccolo ma concreto cambiamento.
- Aggiustare il tiro progressivamente: alcune volte la situazione che stiamo affrontando non ci permette di risolvere il problema attraverso un’unica soluzione, ma può essere necessario una serie di soluzioni in sequenza. In questi casi, iniziamo ad affrontare il problema più accessibile, una volta risolto il primo passiamo al secondo e così via mantenendo sempre la visione della globalità.
Estratto e rielaborato da Giorgio Nardone, Problem Solving Strategico da tasca. Ed. Ponte alle Grazie